L’infiammazione articolare persistente o cronica può essere alla base di varie forme patologiche che colpiscono l’organismo umano.
Alcune cause, quali l’ereditarietà e l’invecchiamento, sono incontrollabili.
Su altre invece possiamo intervenire per ridurre l’infiammazione: sedentarietà, sovrappeso, errori alimentari, scarsa propensione all’attività motoria, se non gestiti, possono generare disturbi articolari sotto forma di rigidità, dolore, gonfiore, qualche volta accompagnati da uno stato febbrile che concorre a determinare uno stato di spossatezza cronica.
Come si può semplicemente evincere è l’ infiammazione cronica, spesso silente, il “Leitmotiv” di molte patologie degenerative articolari.
L’infiammazione articolare non è, come potrebbe sembrare, lo spettro da combattere e dominare. La flogosi, ovvero l’infiammazione, è uno strumento fisiologico di difesa dell’organismo che viene attivato per riposizionare l’organismo nel corretto equilibrio, stimolando i processi cicatriziali, quelli riparativi, con l’eliminazione delle cellule morte o danneggiate, dando via ad un innesco riparativo.Attraverso i modulatori del meccanismo infiammatorio, l’organismo provvede ad attivare questa cascata di soccorsi nella zona “malata”. Si assiste alla dilatazione ed alla permeabilità arteriosa e capillare per aumentare la portata di tale fenomeno.
Questo bellissimo processo è costantemente attivato dall’organismo e ne testimonia l’organizzazione e la funzionalità dell’insieme.
Tuttavia in alcune circostanze, tale processo non riesce ad essere completamente efficace, rendendo necessario il perdurare di questa condizione creando i presupposti della cosiddetta “infiammazione cronica”.
L’infiammazione cronica può essere attivata, come innesco iniziale, da forme infettive (batterica, virale, micotica, parassitaria) da situazioni allergiche, immunitarie, stati di stress mentali, eventi traumatici scheletrici anche di debole entità, ma tali da condizionare e destabilizzare l’equilibrio dell’organismo.
A favorire un persistente stato infiammatorio, determinando una sua cronicizzazione, sono in particolare le abitudini alimentari errate.
Un ruolo chiave in questo gioco perverso è rappresentato dal microbiota intestinale (popolazione di microrganismi che colonizza un determinato luogo, da non confondersi a microbioma, il cui significato è quello di patrimonio genetico posseduto dal microbiota) o flora intestinale, per lo più concentrata nel colon, l’ultimo tratto intestinale.
Metaforicamente si potrebbe dire che il microbiota è come uno scatto fotografico che immortala una popolazione di micro organismi residenti in uno spazio delimitato in un istante scelto arbitrariamente.
La flora intestinale svolge innumerevoli funzioni, molte note come le metaboliche e le immunitarie, altre meno, come quelle rappresentate dalla fitta rete di collegamenti nervosi (diretti o mediati da molecole messaggere) con il sistema nervoso centrale.
Un’alterazione delle composizione e della distribuzione di questa popolazione microbiotica in seno all’intestino può contribuire a generare e a mantenere uno stato infiammatorio di partenza intestinale e quindi ad evoluzione generalizzata. Spesso tali alterazioni sono strettamente collegabili ad uno stato di degrado ed invecchiamento dell’organismo, la cosiddetta INFLAMMAGING termine che incorpora le due situazioni strettamente collegate flogosi ed invecchiamento.
Una corretta alimentazione è quindi uno dei più importanti supporti del benessere dell’organismo, come è pure una dei capisaldi per lo spegnimento dell’infiammazione.
Una controllata riduzione di alimenti contenenti glutine (grano, orzo, farro, segale), sostituiti con altri privi (riso integrale ,grano saraceno, quinoa, amaranto etc.) ,riesce a controllare la spiccata tendenza del glutine a promuovere eventi flogistici intestinali.
Quindi porre attenzione nel valutare la presenza, negli alimenti di additivi, conservanti, coloranti chimici e sostanze contenenti prodotti pro-infiammatori (ac.arachidonico). L’acido arachidonico, presente in particolar modo in alimenti di origine animale infatti è un acido grasso che aumenta la produzione di ormoni pro-infiammatori .
Quindi è più corretto adottare nella alimentazione prodotti anti infiammatori, come ortaggi a foglia verde frutti rossi agrumi ,noci olio di oliva.
I principali cibi che aumentano l’infiammazione sono:
· Carboidrati raffinati come pane bianco, pizza e dolci
· Fritti
· Zuccheri, quindi dolci, bevande zuccherate, succhi di frutta
· Carne rossa, insaccati e carni lavorate
· Margarina, strutto
· Caffè
· Latticini
· Alcolici
· Sale
· Oli trasformati come oli di colza
· Conservanti, edulcoranti, coloranti
· Crostacei
Gli alimenti che riducono l’infiammazione sono:
· Verdura a foglia verde (cavolo cappuccio, cavolo nero, cicoria, bieta, spinaci, radicchio ecc…)
· Pesci grassi come salmone, sgombro, tonno e sardine ricchi di omega 3
· Frutti rossi· Agrumi
· Frutta secca come mandorle, noci, anacardi ecc..
· Olio extra vergine di oliva
· The verde e the matcha