Ortopedia

«Come chirurgo ortopedico, specializzato nelle patologie del ginocchio e dell’anca, considero la chirurgia la soluzione estrema al problema. Prima percorro tutte le strade utili a riportare in salute il Paziente-Persona, analizzandolo nel suo complesso, non solo relativamente alla parte ortopedica rigenerativa.»

Prima di arrivare all’intervento chirurgico, propongo al paziente un processo di autoguarigione, attraverso suggerimenti adeguati inviati all’organismo, utili a stimolare le sue risorse adattogene.

Pur escludendo il classico percorso farmacologico e chirurgico, prendo in considerazione l’alimentazione, lo stato emozionale, l’allenamento sportivo, il contesto in cui il paziente vive e le terapie pregresse.

Fin dai primi passi nella mia carriera di chirurgo ortopedico, mi sono focalizzato sulle innovazioni scientifiche, con l’occhio curioso di seguire le migliori soluzioni, strategie e tecniche chirurgiche da proporre ai miei pazienti. Il mio viaggio nel mondo dell’ortopedia avanzata è iniziato nel 1985, abbastanza fresco di laurea, quando con l’intenzione di conoscere il migliore centro di chirurgia del ginocchio, sono partito per la Francia per presentarmi al Professor Gilles Bousquet, ignaro di una sola parola di francese e senza la minima idea di dove poter alloggiare. Ci rimasi per un lungo periodo, a bocca aperta, rubando con gli occhi e replicando con le mani. Al mio rientro in Italia avevo ben compreso quale sarebbe stata la mia strada. Con l’aiuto dei collaboratori e della struttura ospedaliera Giovanni XXIII di Monastier che mi ha accolto e supportato, abbiamo creato una struttura di riferimento primario per l’ortopedia a livello nazionale.

Nel corso degli anni ho sempre di più consolidato l’idea che la chirurgia ortopedica, in generale, e quella protesica, in particolare, fossero soluzioni da prendere in esame al completamento di un iter più biologico, nel quale il paziente fosse l’attore principale. Non un semplice spettatore, che passivamente accetta il copione. Sempre più spesso vediamo i farmaci e l’intervento chirurgico trasformarsi in sceneggiatori, in cui il medico è il regista dello spettacolo della patologia.

Negli ultimi anni ho accettato questa sfida nel cercare di riportare in equilibrio i pazienti attraverso lo sfidante percorso dell’autoguarigione per ridare dignità e consapevolezza alle persone. Questo è quello che io intendo per medicina del futuro. Non più la medicina asetticamente ipertecnologica, ma una medicina che si avvale di tecnologie avanzate e intelligenza artificiale per ritrovare l’Uomo.

METODO 4M