1/02/2022

DIGIUNO INTERMITTENTE E PATOLOGIE ARTICOLARI

Il digiuno intermittente è uno stressogeno che aumenta il cortisolo, trigger dell’infiammazione. Di conseguenza non è un sistema alimentare adeguato per ridurre l’infiammazione che alimenta i dolori articolari.

La moda del digiuno intermittente impera in questi ultimi tempi. Il principio cardine del digiuno intermittente è quello di trascorrere almeno 16 ore senza ingerire del cibo incidendo così sul bilancio calorico complessivo e sul metabolismo ormonale. 

Il digiuno intermittente può essere utile nel decorso del trattamento terapeutico di alcune patologie, tra cui quelle tumorali. A patto che i 3 pasti vengano consumati in base a criteri precisi, non in libertà e vengano abbinati a una moderata attività sportiva. 


DIGIUNO INTERMITTENTE COME SCORCIATOIA ALIMENTARE 

Molti invece usano erroneamente il digiuno intermittente come una “scorciatoia alimentare”, per avere un’irrazionale compensazione a un pranzo abbondante, oppure, come metodica o strategia di routine, per raggiungere, quanto più rapidamente, il risultato sperato. 

 Il “vuoto allo stomaco” durante le ore notturne offre l’idea liberatoria, l’indomani, di poter leggermente aumentare le quantità di cibo, considerando svincolante il digiuno della sera precedente. 

NIENTE DIGIUNO SERALE MA PASTI LEGGERI PER AIUTARE LE PATOLOGIE ARTICOLARI 

 La sera è un momento in cui la somma dello stress lavorativo e dell’intera giornata ha determinato un’elevata concentrazione di cortisolo, che favorisce l’accumulo di grassi. Di conseguenza, un elemento “stressogeno”, come il digiuno, viene letto dal corpo come un’ulteriore punizione, vissuta come “carestia”. 

 I tanto demonizzati carboidrati non devono essere per forza evitati a cena. L’importante è scegliere i carboidrati “buoni” ovvero i carboidrati complessi, naturalmente presenti nelle verdure, con basso indice glicemico. 

Non intendo quindi i carboidrati raffinati con alto indice glicemico presenti nella pasta, nel pane, nel riso non integrale, nella pizza e nei dolci. 

 Proprio la sera, per il carico di fatica e stanchezza dopo la maratona giornaliera, è meglio invece assumere anche i carboidrati complessi, come forma ristoratrice. 

Per contro un’eccessiva assunzione di proteine, come unica fonte di alimentazione serale, favorisce un’importante produzione di “catecolamine”(adrenalina e noradrenalina) che disturbano il sonno, inibendo la produzione dell’ormone della crescita (ormone ipofisario regolatore di molti processi metabolici), con conseguente accumulo di grasso.

 L’assunzione, viceversa, dei carboidrati ha una azione calmante cerebrale, attraverso la stimolazione della serotonina e quindi della melatonina, un ormone che regola la cronobiologia ed il ritmo circadiano sonno/veglia

COLAZIONE DA RE, PRANZO DA PRINCIPE, CENA DA POVERO 

Questa massima potrebbe essere una buona guida: la colazione dovrebbe essere il pasto principale della giornata, quello che fornisce l’energia necessaria per affrontare gli impegni quotidiani. 

 Il pranzo dovrebbe essere più contenuto e a base di alimenti leggeri, facilmente digeribili. 

 Alla sera, la cena ideale è leggera e varia, costituita da verdure di più tipi, dall’insalata mista in estate a un piatto di più verdure cotte al vapore, fino a una zuppa calda in inverno, a cui aggiungere spezie quali curcuma e zenzero, contrastanti le infiammazioni, o qualche legume. 

Possibilmente le verdure andrebbero consumate senza sale, che è pro infiammatorio, aumenta la pressione, la ritenzione idrica e ostacola la flessibilità dei tessuti. 

Potete arricchirle con le spezie. Variate il più possibile in modo da non annoiarvi. Vedrete che presto vi sentirete più leggeri, dormirete meglio, vi sveglierete con più energia al mattino e, per chi ne ha bisogno, riuscirete facilmente a perdere qualche chilo di troppo, a beneficio delle articolazioni. 

L’INTEGRAZIONE NEL TRATTAMENTO DELL’ARTROSI. 

L’integrazione è oggi utile per sopperire le carenze alimentari dovute alla povertà dei nutrienti che ingeriamo. L’integrazione alimentare sarebbe da considerare come prevenzione dell’artrosi, prima di essere una cura. Invece sovente ce ne avvaliamo quando avvertiamo dolore. 

Spesso prendiamo in considerazione la libertà di movimento, dandole l’importanza che merita, solamente in occasione della sua alterata funzione o peggio ancora della sua scomparsa. Camminiamo, lavoriamo, giochiamo oppure semplicemente ci muoviamo, con la massima naturalezza utilizzando parti del nostro corpo senza neanche “sentirle”, finché, un giorno proviamo dolore, magari al primo risveglio mattutino, difficoltà ad andare in cucina e afferrare una tazzina di caffè. Ecco che percepiamo la disagevole realtà di una difficoltà a compiere questi semplici gesti perché le articolazioni stanno segnalando la loro dolorosa presenza. 

CAUSE DELL’ARTROSI E CARENZE ALIMENTARI 

 I disturbi articolari sono dovuti nella stragrande maggioranza dei casi ad una patologia degenerativa chiamata artrosi che colpisce il 90% della popolazione al di sopra dei settanta anni. L’artrosi spesso inizia anche prima dei quaranta anni. 

Questa patologia viene frequentemente legata al fisiologico invecchiamento articolare, quasi ci fosse una naturale scadenza della garanzia. In realtà stiamo assistendo a un’accelerazione del degrado articolare non sempre collegata a un eccesso di richiesta e quindi di utilizzo esagerato. Certamente alla base di un’importante situazione degenerativa di una grossa articolazione come il ginocchio c’è il cosiddetto vissuto di questo distretto. 

 Che cosa ha dovuto superare? Cosa ha subito nel corso degli anni ? ( sotto forma di eventi traumatici, chirurgici, abitudini di vita o lavorative). 

 Altrettanto importante è la considerazione inerente le carenze alimentari. Non mi riferisco, ovviamente alle macro-carenze che provocano gravi patologie acute rilevabili nel passato, vedi ad esempio lo scorbuto, per lo più ora scomparse, bensì, alle micro-carenze croniche, forme cioè subdole, non particolarmente evidenti da essere lette e trattate con tempestività. Sono tuttavia capaci di alterare il metabolismo cellulare alterandone la funzione. Per carenze alimentari non si intende la carenza calorica, di cui oggi i pasti ne sono particolarmente ricchi, quanto la qualità dei nutrienti

Mangiamo alimenti sempre più spesso raffinati, appetibili, appaganti, dolci, cucinati con cotture che li caramellizzano, ricchi di additivi , conservanti e coloranti che ne alterano la qualità. 

Anche gli stessi ortaggi, apparentemente alimenti sani e completi, non traendo i giusti ed equilibrati nutrienti dal sottosuolo, non sono capaci di essere quella fonte di minerali utili al metabolismo cellulare. 

QUALE INTEGRAZIONE PER I PROBLEMI DI ARTROSI 

 L’integrazione ci aiuta a recuperare elementi essenziali, per un ruolo funzionale per il nostro organismo. Minerali, sostanze naturali che il nostro organismo utilizza per completare importanti processi. 16 sono quelli ritenuti essenziali (calcio, fosforo, magnesio, sodio, potassio, zolfo, cloro, ferro, manganese, iodio, zinco, rame, molibdeno e selenio).Altri elementi integrativi più complessi sono:

  • il collagene idrolizzato, 
  • la glucosamina, 
  • il condroitin solfato
  • l’acido jaluronico. 

 Complessi vitaminici quali: 

  • vitamina C ,che contribuisce alla normale formazione di collagene, 
  • la vitamina D 
  • la vitamina  K che ha un' azione sinergica nel mantenimento della elasticità collagenica, 
  • la vitamina B5 e la vitamina E, che proteggono le cellule dallo stress ossidativo. 

 Ruolo importante è rappresentato dal Silicio in qualità di elemento poliedrico, rimineralizzante, antiflogistico e per il mantenimento della elasticità delle pareti vascolari. 

 Si può quindi comprendere come una corretta e tempestiva integrazione possa avere un ruolo importante nell’artrosi e quindi nel combattere il processo di degrado ed invecchiamento articolare.L’integrazione va assunta sempre dietro consiglio del proprio medico. 

Qualsiasi cosa, anche naturale, se assunta impropriamente può causare dei danni anziché dei benefici.       


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