Il peso del respiro

16/01/2025

Quante volte ci siamo posti questa curiosa domanda? 

Forse quanto il battito delle ali di una farfalla? 

Oppure quanto il peso della nostra consapevolezza?

Scopriremo che il respiro, tanto poco considerato nella nostra quotidianità, è il primo e più importante “bisogno primario”. 


Il primo vagito può essere visto come il momento della nascita, un atto di consapevolezza e connessione con il mondo. È il momento in cui iniziamo a percepire la nostra esistenza e il nostro ambiente. Prendere consapevolezza di tutto ciò significa riconoscere la nostra identità, i nostri sentimenti e le esperienze che ci circondano. Questa consapevolezza può evolversi nel tempo, portandoci a una nuova comprensione di noi stessi.

La respirazione, processo così fondamentale e, al contempo, così sottovalutata, rappresenta un crocevia tra biochimica, metabolismo cellulare, produzione di energia per la sopravvivenza di tutti i tessuti ma anche pacemaker della mente. Il filosofo Marin Heidegger parlava dell’esserci come di un’esperienza intrinsecamente legata alla nostra esistenza. In questo contesto, la respirazione, diventa un atto di consapevolezza.

Attraverso la respirazione cellulare, il nostro corpo converte il glucosio e l’ossigeno in energia, con l’anidride carbonica e acqua come prodotti finali. Questo processo è fondamentale non solo per il mantenimento delle funzioni vitali, rigenerative, ma anche per la performance fisica. Durante l’attività quotidiana e in particolar modo durante l’esercizio fisico, la richiesta di ossigeno aumenta, e il nostro sistema respiratorio deve adattarsi per garantire che il nostro sistema muscolare riceva sufficiente ossigeno per sostenere l’attività. La biochimica della respirazione è intrinsecamente legata alla produzione di ATP (adenosina trifosfato), la moneta energetica della cellula. Una respirazione efficiente permette una migliore ossigenazione dei tessuti, aumentandone la capacità di resistenza. Recenti articoli scientifici (dr. Mike Maric’) hanno dimostrato che tutti gli sportivi possono migliorare le loro prestazioni sportive grazie ad un miglioramento della respirazione mediante un allenamento dei muscoli respiratori.

Lavorare sulla respirazione significa intervenire sul numero di ottani del carburante.

Tutti prima o poi abbiamo fatto l’esperienza con il cosiddetto “fiatone”. Quando i muscoli respiratori si affaticano, essendo anche i meno allenati, si stancano per primi. Come risposta a questa esperienza di criticità, si entra in una fase di difesa, di “sopravvivenza”, sottraendo sangue e quindi ossigeno ai muscoli dell’apparato locomotore e indirizzandoli ai muscoli respiratori. Attraverso queste continue compensazioni, i muscoli dell’apparato locomotore, si affaticano più rapidamente. Ecco quindi che intervenendo sull’allenamento dei muscoli deputati alla respirazione si può, correttamente incidere, su situazioni di stress/fatica durante l’esercizio fisico prolungato. Respirare, come abbiamo visto, è un atto fondamentale per la vita, tuttavia al contrario del battito cardiaco o della digestione che non si possono attivare e/o disattivare volontariamente, il respiro può essere controllato dalla persona. Questo ha permesso, soprattutto in tempi recenti, di sviluppare tecniche respiratorie funzionali al fine di migliorare le performance sia quelle della vita di tutti i giorni che quelle sportive. È noto che nelle attività cicliche, ad esempio il nuoto, si raggiunge un rendimento massimo respirando con la bocca; nelle acicliche invece come la pesistica o il salto, si cerca uno stato di apnea per massimizzare il valore della forza muscolare.

  1. La respirazione diaframmatica favorisce la più ampia espansione dei polmoni in tutte e tre le dimensioni spaziali, assicurando l’assorbimento di maggiori quantità di aria durante l’inspirazione. La risultante della contrazione diaframmatica è un abbassamento del muscolo stesso che permette la dilatazione polmonare durante l’inspirazione, mentre durante l’espirazione il muscolo si abbassa, distendendosi e portandosi verso l’alto.
  2. La respirazione toracica o costale ha luogo attraverso il movimento delle coste, che assicura una leggera espansione dei polmoni, e determina una frequenza maggiore del ritmo della respirazione. Questa respirazione è la più comune ed utilizzata, anche incoscientemente perché semplice e in apparenza efficace oltre che con un ritmo più veloce. Tuttavia questa tecnica non è la più efficace in quanto, non spingendo completamente il diaframma verso il basso, limita l’ingresso dell’aria durante l’inspirazione forzata.
  3. La respirazione clavicolare è la meno efficace, perché porta ai polmoni un minore volume di aria. Entrando in gioco soltanto la porzione superiore dei polmoni, il volume d’aria distribuito nella gabbia toracica risulta minimo.
  4. La respirazione glosso-faringea è, viceversa, una tecnica poco conosciuta, tipica del mondo “apneistico”.

Contestualmente oltre alle già rivelate necessità di compiere dei corretti atti respiratori, vorrei rivelare l’importanza delle pause inspiratorie ed espiratorie, le cosiddette apnee. È il momento in cui il flusso dell’aria cessa, si spegne. Tuttavia questa, non è solo una fase di pausa passiva, è invece un importante momento rigenerativo. Simboleggia il momento di pausa, di riflessione necessari per la crescita ed il rinnovamento. In questo contesto, l’apnea può rappresentare un’interruzione del flusso abituale di attività, consentendo una rielaborazione delle esperienze passate e una preparazione al futuro.

  1. Riflessione interiore: l’apnea offre uno spazio per l’introspezione, permettendo di esaminare le emozioni, le esperienze e le aspirazioni. Questo processo di riflessione è spesso cruciale per comprendere le radici di un problema e pianificare un cambiamento.
  2. Rigenerazione: durante l’apnea il corpo e la mente possono dialogare e ricaricarsi. Questo è particolarmente evidente nel contesto della meditazione.
  3. Resilienza: l’abilità di affrontare periodi di apnea può sviluppare resilienza. In questi momenti, si impara a gestire l’incertezza e la mancanza di attività, che sono spesso necessari a superare le sfide.
  4. Creatività: le pause possono stimolare la creatività del cervello, lontano dalle distrazioni quotidiane, trovando soluzioni innovative.
  5. Ciclo naturale: l’apnea può essere anche vista come parte di un ciclo naturale di vita e morte, dove la pausa è essenziale per la rigenerazione e il rinnovamento, simile ai cicli di dormienza e crescita delle piante. 

Se allenata in maniera intelligente, la respirazione può darci una quantità notevole di benefici spesso sottovalutati. Il primo in assoluto è ritardare l’insorgere della fatica, il secondo, ma non meno importante, è che si recupera la fatica più rapidamente. L’elasticità del nostro sistema toraco polmonare, espansione e contrazione della gabbia toracica, se allenata, determina minore energia necessaria a riempirlo con minore consumo metabolico. Precedentemente era diffusa la convinzione che la resistenza allo sforzo e le prestazioni fisiche dipendessero dai sistemi cardio circolatorio e muscolare piuttosto che da quello respiratorio. Si supponeva cioè che l’apparato respiratorio non influenzasse la prestazione in quanto dotato di “riserve sufficienti”. Definire un corretto protocollo di allenamento respiratorio è un ottimo viatico per migliorare una prestazione sportiva, come pure lavorando con uno schema di riscaldamento pre-gara al 60% della propria capacità respiratoria si ottiene maggiore forza dei muscoli respiratori.

Non poteva, a questo punto mancare, una personale valutazione di carattere squisitamente ortopedico. Una respirazione efficace garantisce un adeguato apporto di ossigeno ai tessuti, inclusi quelli connettivi delle articolazioni. Questo è fondamentale per la rigenerazione e la riparazione dei tessuti articolari. Durante l’inspirazione, la pressione intratoracica diminuisce, favorendo un ritorno venoso ottimale e una migliore irrorazione sanguigna alle estremità e alle articolazioni. Un buon flusso ematico è cruciale per prevenire l’infiammazione e la degenerazione delle articolazioni. La respirazione, regolando i livelli di CO2 nel sangue, influisce nel mantenimento di un ottimale equilibrio acido/base. Un ambiente sinoviale alcalino può contribuire a prevenire condizioni come l’artrite. Un’eccessiva acidità determina l’innesco di processi infiammatori che danneggiano le articolazioni. Condizioni come l’asma, le broncopatie cronico ostruttive, le apnee notturne possono portare ad un aumento dello stress ossidativo con danno articolare.

In sintesi, la respirazione è un fenomeno complesso che trascende la sua funzione biologica. Essa incarna una connessione profonda tra l’essere umano e il mondo, rappresentando un ponte tra dimensioni filosofiche, biochimiche e sportive. Riconoscere il valore della respirazione non solo come atto fisico, ma come strumento di consapevolezza, energia e prestazione, può arricchire la nostra vita quotidiana e migliorare la nostra esperienza atletica. La respirazione ci ricorda, in definitiva, che ogni attimo è un’opportunità per vivere pienamente, respirando profondamente.

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