L’osso come organo dinamico correlato al metabolismo generale, come abbiamo visto nel precedente articolo, non è solo una struttura portante, ma un vero tessuto in costante rinnovamento. E’ anche una preziosa riserva di minerali (calcio e fosforo) e partecipa attivamente al metabolismo sistemico.
L’osso rilascia calcio (Ca++) nel sangue in risposta al paratormone (PTH) prodotto dalle paratiroidi, quando i livelli ematici di Ca sono bassi, mantenendo l’omeostasi essenziale per le funzioni come la trasmissione nervosa e la contrazione muscolare. Nell’osteoporosi questa regolazione può diventare disfunzionale, con un eccessivo riassorbimento osseo che indebolisce la struttura.
Malattie come il diabete di tipo 2 aumentano il rischio di osteoporosi, poiché l’iperglicemia cronica altera la formazione ossea e aumenta l’infiammazione sistemica riducendo la qualità dell’osso.
La sindrome metabolica, la flogosi cronica di basso grado e l’osteoporosi sono drammaticamente interconnesse attraverso meccanismi fisiopatologici complessi, principalmente legati alla infiammazione. La sindrome metabolica (caratterizzata da obesità viscerale, ipertensione, dislipidemia, iperglicemia) è associata a uno stato infiammatorio di basso grado. L’eccesso di tessuto adiposo viscerale produce citochine pro-infiammatorie, che alimentano l’infiammazione sistemica.
L’infiammazione cronica contribuisce all’insulino resistenza, alterando la segnalazione insulinica, promuovendo ulteriormente la produzione di citochine infiammatorie. Queste ultime stimolano l’attività degli osteoclasti attraverso l’attivazione del sistema RANKL/RANK portando a una perdita di massa ossea, aumentando il rischio osteoporosi. Non solo, l’infiammazione cronica inibisce gli osteoblasti, riducendo la capacità rigenerativa dell’osso. Lo squilibrio ormonale, promosso dallo stato infiammatorio, può alterare i livelli di ormoni come il cortisolo e le adipochine (es. leptina, adiponectina), che influenzano negativamente il metabolismo osseo.
Sebbene l’obesità possa aumentare la densità ossea a causa dell’aumentato carico meccanico, il grasso viscerale, come abbiamo già visto produce citochine infiammatorie. Inoltre l’eccesso di grasso marrow (midollo osseo) può ridurre la formazione degli osteoblasti. La sindrome metabolica è spesso associata al diabete di tipo 2 e l’iperglicemia promuove la formazione di prodotti finali di glicazione avanzata (AGEs) dannosi per l’osso. L’ipertensione, altro componente della sindrome metabolica, può contribuire all’osteoporosi attraverso lo stress ossidativo e l’infiammazione vascolare, danneggiando il microcircolo.
Il sistema endocrino regola la salute ossea attraverso ormoni che influenzano il metabolismo e la densità minerale. Ecco alcuni esempi: nelle donne in post menopausa, il calo degli estrogeni accelera il riassorbimento osseo, portando a una perdita di massa ossea fino al 20 -30 % nei primi 5/7 anni.
La vitamina D, attivata dal sistema endocrino, facilita l’assorbimento intestinale di Ca. Una sua carenza (comune in anziani o persone con scarsa esposizione solare) porta a un aumento del PTH, che stimola il riassorbimento osseo, contribuendo all’osteoporosi.
Un ipertiroidismo non controllato (eccessiva produzione di ormoni tiroidei T3 e T4 che accelerano il metabolismo corporeo) può aumentare il turnover osseo, riducendo la densità minerale e il conseguente rischi di fratture.
Esiste anche un legame con benessere psicologico. Attraverso meccanismi diretti (es. stress cronico) e indiretti (es. stile di vita). L’osteoporosi stessa può avere un impatto psicologico creando un circolo vizioso.
Lo stress cronico eleva i livelli di cortisolo, un ormone che inibisce gli osteoblasti e promuove il riassorbimento osseo. Persone con ansia e depressione cronica possono quindi avere un rischio maggiore di perdita ossea. La depressione spesso porta a sedentarietà, riducendo lo stimolo meccanico necessario per il mantenimento della massa ossea (legge di Wolff). Inoltre chi soffre di depressione può trascurare una dieta, aggravando carenze di Ca++, minerali proteine e vitamine.
La paura di cadere e di subire fratture (es. del femore) può portare ad isolamento sociale e ansia, riducendo la qualità della vita. Ad esempio, dopo una frattura vertebrale, molti Pz. sviluppano sintomi depressivi a causa del dolore cronico e per la perdita della libertà nei movimenti.
Malattie autoimmuni e infiammatorie. Patologie come l’artrite reumatoide, aumentano il rischio di osteoporosi attraverso citochine infiammatorie (es.TNF-α) che stimolano gli osteoclasti. Inoltre i glucocorticoidi usati per trattare queste malattie riducono la formazione ossea.
Un microbiota intestinale alterato può ridurre l’assorbimento di nutrienti chiave (Ca /Mg) e produrre l’infiammazione sistemica influenzando negativamente la salute ossea.
L’attività fisica, stimola la formazione ossea, mentre uno stile di vita sedentario, spesso associato a stress e depressione, accelera la perdita ossea. Ad esempio, gli astronauti in microgravità perdono fino all’1-2 % di massa ossea al mese senza contromisure.Ecco quindi la necessità di un approccio diverso, integrato, alla prevenzione e gestione dell’osteoporosi, che consideri tutti questi aspetti:
NUTRIZIONE: Assicurare un adeguato apporto di vitamine e proteico (1.5 g pro kg di peso corporeo) verdure a foglia verde vit D (es. pesce grasso , esposizione solare).
ESERCIZIO FISICO: Attività fisica regolare, come il tai chi, migliora l’equilibrio globale riducendo il rischio di fratture.
GESTIONE DELLO STRESS: Tecniche come il mindfulness o lo yoga possono ridurre il cortisolo e migliorare l’aderenza ad uno stile di vita sano.
CONTROLLO ENDOCRINO: Monitorare e trattare gli squilibri ormonali.
SUPPORTO PSICOLOGICO: Affrontare ansia e depressione può migliorare la motivazione a seguire trattamenti e abitudini salutari.
In conclusione, l’osteoporosi e la salute delle ossa riflettono l’interconnessione tra l’osso come organo dinamico e i sistemi metabolico, endocrino e psicologico. L’osso, quindi non è solo un’impalcatura, ma un attore attivo nella salute sistemica. L’approccio Happygenix è essenziale per prevenire e gestire l’osteoporosi, migliorando attraverso il benessere generale, la densità e la salute ossea.